di Barbara Cannova –
Qualche giorno fa, mio figlio ha portato da scuola un modulo da compilare, tra le tante domande, la mia attenzione si è soffermatasu quella che esaminava il rapporto tra alunni e scuola. Posta in riflessione, notavo come l’interesse tra i due soggetti fosse orientato fondamentalmente sul piano culturale-scolastico. Ma in quale griglia inseriamo il rapporto tra le famiglie, coltivato in parte, grazie alla possibilità offerta da sempre dalla scuola, nelle feste e le recite scolastiche di fine anno?
Quest’anno abbiamo salutato con mio rammarico i bei momenti di aggregazione familiare all’interno della cornice scolastica, che ormai risulta obsoleta e inserita in un sistema di regole legislative da rispettare. Le vigenti norme sulla scuola, attuate dal dirigente scolastico si allontanano per taluni versi dalle nostre consuetudini paesane. Presto ci abitueremo ai nuovi metodi, ricordando con nostalgia quei momenti di comunione tra le famiglie. Allontanandoci lentamente, senza percezione tangibile dai rapporti interpersonali, entreremo in quella gabbia, il cui arido percorso è già indicato dal mondo informatico.
I nostri piccoli non giocano più nelle strade, preferendo la piazza virtuale di facebook, scegliendo di chattare con il cellulare pur trovandosi l’uno accanto all’altro. Dove arriveremo? L’allontanamento dal dialogo è ormai una routine naturale e dispiace constatare, come la scuola si stia normalizzandoverso questo percorso già preparato dalle grosse potenze informatiche. Quest’anno per la prima volta mio figlio non ha portato a casa la foto di classe, non nascondo la mia delusione per questa decisione. Una tradizione esistente quasi in sincronia con l’origine della fotografia, ma che per motivi di sicurezza, (cosi circolano le voci) da oggi le ormai veterane foto si dirigeranno verso la pensione.
Cosa è giusto per l’individuo? Aderire a regole troppe esagerate o seguire un istinto naturale di collaborazione visiva diretta?
Poniamo la nostra attenzione su un criterio che ci aiuta a mettere in luce un’edificante discorso sull’umanità dell’uomo, che ci faccia riflettere sul significato del concetto di persona; quale essere che ha insito in sé la tendenza alla relazionalità, volendo stimolare in modo costruttivo, chi con leggerezza ha optato per non organizzare feste in classe con la presenza delle famiglie e recita di fine anno. Bisogna che ci ricordiamo che giacché si fa festa in comunione con gli altri, la propensione ad essa è segno dell’insopprimibile desiderio di felicità insito nell’individuo umano, non a scopo di utilità e di interesse, ma come caratteristica essenziale di essere fine a se stessi come percorso edificante.
Puntando invece lo sguardo nei confronti delle “insignificanti” foto scolastiche, per i posteri non vi sarà più l’occasione, come lo è stato per noi, di organizzare uno spazio, nelle mostre fotografiche antiche, inerente “le foto di classe”(ci dispiace per Salvatore PULIZZOTTO che in futuro non avrà materiale fotografico scolastico a disposizione, ndr). Teniamoci care le foto rimaste nei nostri album, come repertorio ultimo di una tradizione ormai considerata troppo banale.
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