Si apre oggi la XVI legislatura. La seduta sarà presieduta dal deputato più anziano, Giovanni Greco, coadiuvato dai due più giovani, Giannina Ciancio e Toti Lombardo. Primo impegno: eleggere il nuovo presidente
PALERMO- “Il bene inseparabile dell’Italia e della Regione”. Sul bene della nazione e dell’Isola giureranno i novanta deputati che oggi potranno ufficialmente ricoprire il proprio posto tra gli scranni di Sala d’Ercole. Sarà, quello del giuramento, uno dei momenti-chiave della prima seduta della nuova legislatura, la XVI, prevista a partire dalle 11 del mattino. Sono tre i punti all’ordine del giorno. Il primo riguarda la “Costituzione dell’Ufficio provvisorio di presidenza dell’Ars”, poi, dopo il giuramento, ecco l’elezione del presidente dell’Assemblea.
E i passaggi formali che scandiranno la seduta di oggi sono previsti nel dettaglio dallo Statuto della Regione e dal Regolamento interno dell’Assemblea. Un’Aula che verrà presieduta da Giovanni Greco, il deputato più anziano di Sala d’Ercole, con i suoi 67 anni compiuti da poco. Greco è alla seconda legislatura di fila, ed è stato eletto nelle liste del Partito dei siciliani. L’articolo 2 del regolamento interno dell’Ars, poi, specifica anche le funzioni dei due segretari, scelti tra i due deputati più giovani dell’Assemblea. Insomma, Greco, durante la seduta verrà assistito da due “angeli custodi” che suggeriscono, anche da un punto di vista simbolico, alcune suggestioni. Suggestioni legate al “vecchio” e al “nuovo” della politica siciliana degli ultimi anni.
La più giovane deputata dell’Ars, infatti, è Gianina Ciancio, classe ’90, eletta col Movimento cinque stelle. Una presenza che rappresenta la vera “svolta”, una svolta storica, all’interno di Sala d’Ercole, dove il partito “anti-sistema” presenta il gruppo più nutrito in parlamento. Insieme alla Ciancio, nel ruolo di segretario, ecco un altro giovanissimo, ma dal cognome pesante. Toti Lombardo, classe ’88, potrà, per qualche ora, guardare in faccia i propri colleghi deputati. Così come ha fatto per quattro anni e mezzo il padre Raffaele, quando è stato chiamato a intervenire in Assemblea. Lì, a pochi metri da Toti, Raffaele ha ufficializzato le proprie dimissioni, e in qualche modo, passato il testimone proprio al figlio. Che riparte dal ruolo di deputato del Pds.
L’esperto Greco e i due giovani segretari compongono il cosiddetto “Ufficio di presidenza provvisorio”. Il presidente, come si legge nell’articolo 2 bis del regolamento “proclama eletti deputati i candidati che subentrino ai deputati optanti tra più collegi una volta accertata la regolarità della opzione e subordinatamente alla convalida di questi ultimi nel collegio di opzione” e, come precisato nell’articolo successivo, “per i relativi accertamenti il Presidente sospende la seduta e convoca immediatamente una Commissione provvisoria per la verifica dei poteri”.
La commissione provvisoria per la verifica dei poteri è composta dai nove deputati che la formavano nella precedente legislatura, se rieletti. Nel caso in cui il numero non giungesse a nove, come prevede il regolamento sarà il presidente a integrare il collegio. E Greco dovrà intervenire, in effetti, visto che i superstiti della vecchia commissione sono i deputati Cascio, D’Asero, Gucciardi, Laccoto e Panarello (non sono stati rieletti infatti Arena, Campagna, Maira e Termine).
Completata la verifica sui deputati eletti, sarà il momento dell’elezione del presidente dell’Assemblea. Viene eletto presidente chi ottiene, alla prima votazione, il voto di due terzi dei deputati. Insomma, servono sessanta “sì” per eleggere al primo colpo il successore di Francesco Cascio. Il nome più ricorrente è quello di Giovanni Ardizzone, dell’Udc, che però ancora non conterebbe su un consenso tale da consentire l’elezione immediata. Così, Ardizzone potrebbe diventare presidente dell’Ars alla seconda votazione, quando basteranno 46 voti. E considerati i numeri della maggioranza che ha proposto la sua candidatura (41 deputati) e l’apertura manifestata anche da diversi gruppi dell’opposizione, non dovrebbero esserci grossi ostacoli. Se, però, a sorpresa, non venisse raggiunta la maggioranza alla seconda votazione, si ripeterà la votazione il giorno dopo. Anche in quel caso, serviranno 46 voti. In caso di mancanza della maggioranza assoluta anche alla terza votazione, i due deputati che hanno ottenuto il maggior numero delle preferenze andranno al ballottaggio: il vincitore sarà il nuovo presidente dell’Ars.
Avvenuta l’elezione, il presidente si insedia immediatamente. Quindi, nella seduta successiva (che potrebbe essere svolta nella stessa giornata) verranno eletti due vicepresidenti, tre questori e tre segretari. Insomma, l’Ufficio di presidenza, dentro il quale dovranno essere rappresentati, in maniera proporzionale alla presenza in Aula, tutti i gruppi parlamentari. Nel caso in cui i posti “non fossero sufficienti”, (e sarà così, visto che le cariche sono nove, mentre i gruppi saranno quasi certamente dieci), verranno eletti ulteriori segretari fino a consentire la presenza di tutte le forze politiche di Sala d’Ercole. Poi, quelle stesse forze dovranno mettersi a lavorare sul serio.
Lascia un commento